Questa domenica si celebra la solennità dell’Ascensione che ci ricorda la consolante promessa di Gesù di essere sempre con noi, ma anche l’impegno di testimoniarlo sempre e ovunque, come suoi veri discepoli.
Vi proponiamo il commento al Vangelo di don Tonino Lasconi dalla rubrica “Vangelo della Domenica” delle Paoline.
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Gesù è di parola
Mt 28,16-20
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
“Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Queste parole di Gesù avranno certamente attutito la tristezza dell’addio. Ma non di molto. Tant’è vero che per convincerli ad abbassare gli occhi verso terra, dovettero intervenire i “due uomini in bianche vesti” a esortare: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo». Allora “ritornarono a Gerusalemme”, ma non per andare a “fare discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che era stato loro comandato”, ma per chiudersi in casa a pregare “insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui”, in attesa di capire come il Maestro avrebbe potuto mantenere la sua parola, dal momento che non potevano più né vederlo né sentirlo.
Iniziarono a capirlo un pomeriggio, presso la porta del tempio, quando Pietro raddrizzò le gambe allo storpio fin dalla nascita, dicendo: “Nel nome di Gesù Cristo, il Nazzareno, cammina!” (At 3,6). Ecco! Gesù realizzava la vicinanza con i suoi discepoli, dando loro la possibilità di compiere le stesse opere che lui aveva compiuto. Forse allora ricordarono la sua promessa: “In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre” (Gv 14,12).
Oggi, però, vale ancora la sua promessa di stare con noi tutti i giorni, “fino alla fine del mondo”?
La domanda ci crea un po’ di disagio, come tutte quelle che tirano in ballo la fede, e abbiamo quasi timore a porcela. Portiamola, invece, allo scoperto con chiarezza: “Perché questa presenza di Gesù accanto a noi oggi non si sente? Al tempo della prima Chiesa, quella che ci viene raccontata negli Atti degli Apostoli, la presenza di Gesù era evidente e potente: il sinedrio metteva in prigione Pietro e Giovani? Questi se ne uscivano tranquillamente a porta chiuse. Scoppiava una persecuzione? Il capo dei persecutori diventava il più convinto e convincente apostolo. Oggi, invece … Boh! Miracoli non pare se ne vedano in giro”.
Per rispondere a questa domanda, prima dobbiamo affrontarne un’altra: “Noi siamo discepoli?”. Perché, attenzione!, Gesù non ha strillato la sua promessa in giro per le strade, come fanno i politici durante le elezioni, o i venditori ambulanti, ma a coloro che avevano scelto di seguirlo, di avere familiarità con lui per diffondere il suo vangelo. La sua presenza potente si manifestava quando i “discepoli” eseguivano la sua consegna con coraggio e dedizione. Li liberava dalla prigione, perché non si trovavano là dentro per avere accettato bustarelle, ma per avergli dato testimonianza, fino al punto di essere contenti di aver subito frustate e sassate per il suo nome.
La presenza di Gesù è anche oggi forte e potente quando i suoi discepoli si comportano da suoi discepoli. Nella vita di don Bosco, di don Alberione, di Padre Pio, di Madre Teresa, di Giovanni Paolo II, dei vari don Benzi e di tanti altri la presenza di Gesù è stata ed è meno straordinaria di quella manifestatasi nella prima Chiesa?
Gesù è di parola, ed è in grado di mantenerla, perché “il Padre della Gloria lo ha risuscitato dai morti e lo ha fatto sedere alla sua destra nei cieli, mettendo tutto sotto i suoi piedi”. Però, non adopera la sua potenza per supplire alla nostra pigrizia e al nostro disimpegno, e tanto meno per accontentare le nostre lamentele. La sua vicinanza è tutta per discepoli che accettano di essere “testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra”. Cioè dovunque si trovano a vivere e a operare.
Allora, quando ci sembra che Gesù non si fa presente e non è di parola, verifichiamo se, umilmente ma realmente, siamo suoi discepoli.